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Farmacia Visini

IL DIABETE: TIPOLOGIE, RISCHI E STRATEGIE DI PREVENZIONE


Il Diabete è una delle patologie appartenenti alla categoria delle malattie croniche, ed è particolarmente rischioso perché non si presenta con sintomi facilmente riconoscibili: quando si manifesta in modo chiaro, spesso ha già creato danni considerevoli! E’ una patologia che appartiene alla categoria dei disturbi metabolici relativi alla gestione degli zuccheri, il cui livello nel sangue è regolato dall’Insulina, un ormone proteico secreto nel pancreas. I danni più gravi che possono comparire in pazienti con diabete non controllato o molto avanzato sono collegati alla circolazione sanguigna e al sistema nervoso periferico: retina, reni, vasi sanguigni soprattutto a livello di circolazione periferica sono tra i bersagli in grado di subire le conseguenze più serie quali la cecità causata da retinopatia, l’insufficienza renale, le vasculopatie e le ferite non curabili come il piede diabetico.


Tipologie di diabete

Il diabete è una condizione piuttosto complessa da definire nelle sue caratteristiche e nelle possibili cause che portano alla sua insorgenza; ci possono peraltro essere diverse condizioni che generano “stati di diabete”, a volte transitorio, quali per esempio la gravidanza (Diabete gestazionale) o alcune terapie (Diabete iatrogeno). Le due categorie più comuni e diffuse sono: 

  • DIABETE DI TIPO I (IDDM: Diabete Mellito Insulino Dipendente): è causato da un deficit delle cellule del Pancreas deputate a produrre Insulina (chiamate “Isole del Langerhans”), per cui la concentrazione di questo ormone nel sangue è bassissima o nulla. Insorge in età giovanile e deve essere trattato con somministrazione di Insulina

  • DIABETE DI TIPO II (NIDDM: Diabete Mellito Non-Insulino Dipendente): le cellule pancreatiche producono insulina, ma la sua azione o la sua concentrazione nel sangue non è adeguatamente efficace . Il diabete di tipo II è di gran lunga più diffuso rispetto al Tipo I ed è in crescita parallelamente all’aumento del benessere e al peggioramento dello stile di vita. In questo caso la terapia è costituita da Farmaci Ipoglicemizzanti orali (il più comune è la Metformina).


Gli zuccheri, semplici (ad esempio il Fruttosio, tipico zucchero della frutta e del miele, oppure il Saccarosio che è il classico zucchero da cucina, costituito dall’unione di una molecola di Glucosio e una di Fruttosio) o complessi (come per esempio gli Amidi della pasta o le Maltodestrine presenti in moltissimi integratori pro-energetici), introdotti con la dieta vengono metabolizzati grazie, come detto, all’azione dell’Insulina, secreta dal nostro organismo in risposta ai livelli di glicemia riscontrati: o vengono utilizzati immediatamente oppure vengono immagazzinati e utilizzati in tempi successivi.

Quando mangiamo, gli enzimi digestivi provvedono a trasformare gli alimenti ricchi di zuccheri in Glucosio, facilmente utilizzabile per i processi metabolici fisiologici: il livello del Glucosio nel sangue dopo la metabolizzazione degli alimenti si definisce Tasso Glicemico, ed è l’elemento che stimola e regola la produzione di Insulina.


Diabete: una malattia cronica

Lo abbiamo detto all’inizio ma è assolutamente essenziale sottolinearlo con chiarezza: il Diabete è una malattia cronica, cosa peraltro comune alle malattie correlate a un non corretto funzionamento di processi fisiologici (ipertensione, malattie renali o cardiovascolari, ipercolesterolemia,….)

E’ fondamentale sottolineare questo elemento perché molto spesso ci capita, in farmacia, di sentirci porre queste domande: 

  • Ma se ora la pressione/diabete/colesterolo/ecc… sono tornati a livello corretto, posso smettere di prendere la pastiglia? 

  • Per quanto tempo devo andare avanti a seguire questa cura?

Le persone affette da problematiche croniche devono purtroppo adattarsi all’idea di doversi curare per tutta la vita: le uniche eccezioni, come abbiamo accennato inizialmente, sono i casi transitori in cui, restando nell’ambito del diabete, la patologia è insorta in conseguenza di alcuni eventi particolari, quali, come detto, la gravidanza (in alcuni casi si manifesta una forma di diabete gravidico che si esaurisce con il parto) o determinate cure mediche (si parla nel caso specifico di diabete iatrogeno: l’esempio più noto è dato dalle cure prolungate di Cortisone); anche eccessi ed abusi alimentari, accompagnati da uno stile di vita fortemente scorretto, possono incidere ad aumentare il rischio di sviluppare problematiche metaboliche transitorie e correggibili.



Che cosa si può fare?

Al fine di rallentare e ritardare la progressione nei pazienti a rischio verso uno stato conclamato di patologia, è essenziale fare prevenzione, in primo luogo monitorando i livelli di glicemia (inizialmente solo a digiuno al mattino) regolarmente con una frequenza variabile a seconda del rischio congenito (per esempio la familiarità) e dei valori riscontrati durante tali monitoraggi; se il rischio è elevato, può essere decisamente molto utile monitorare anche la capacità di riportare la glicemia a livelli accettabili dopo un carico glucidico effettuando un monitoraggio prima e dopo ciascuno dei pasti giornalieri: in tal caso, la Glicemia viene misurata a digiuno 30 minuti prima del pasto e due ore dopo aver mangiato, per valutare la risposta dell’organismo all’innalzamento del Tasso Glicemico indotto dal cibo (curva da carico).

Un altro elemento molto importante e spesso trascurato è la valutazione dell’Emoglobina Glicata (o Glicosilata), parametro che esprime il grado di esposizione del sangue al Glucosio in un lasso di tempo più ampio (normalmente tre mesi): pazienti diabetici o pre-diabetici vengono trattati molto più in base al valore dell’Emoglobina Glicata che non a quello della Glicemia.

Nei pazienti a rischio, in particolar modo per quelli affetti da Diabete di Tipo II, è ritenuto essenziale tenere sotto controllo il peso e il BMI (Indice di massa corporea), con valutazione del livello di grasso viscerale: è nota una stretta correlazione tra obesità e problematiche metaboliche di resistenza insulinica, anticamera del Diabete di Tipo II; peraltro la degenerazione a carico dell’apparato vascolare nei pazienti diabetici aumenta in maniera molto significativa il rischio di problematiche cardiovascolari acute quali ictus e ischemie, rischio che cresce esponenzialmente in caso di coesistenza di dislipidemie (disordini del metabolismo legati ai grassi e al colesterolo) o sovrappeso. 


In occasione delle giornate mondiali per il Diabete, è opportuno per tutti effettuare un primo screening, possibilmente in condizione di digiuno o comunque ad almeno 5/6 ore di distanza dall’ultimo pasto. Prevenire, come si diceva un tempo, è meglio che curare….e mai come in questi ultimi anni la sanità sta marciando in questa direzione.


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