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“BUONGIORNO DOTTORE, MI POTREBBE CONSIGLIARE QUALCOSA PER…?”


Ogni anno quando le giornate iniziano ad accorciarsi, il freddo a farsi intenso, in natura sempre più spesso vediamo il bianco della neve, della brina mattutina o del ghiaccio sui tetti delle case, il nostro organismo diviene soggetto ad una più frequente comparsa di sintomi tipici di questa stagione: la febbre, la tosse, il malo di gola e il raffreddore sono manifestazione che da sempre siamo abituati a dover affrontare e che non ci hanno mai spaventati….anche se dopo la pandemia fanno un pochino più di paura e suscitano quelle reazioni di allontanamento o isolamento che sono tanto comprensibili data l’onda lunga della paura vissuta, quanto inopportune proprio perché da sempre assolutamente comuni. 

Molto frequentemente, il primo punto di riferimento dove chiedere un consiglio o cercare un rimedio è la farmacia, e l’incipit più comune è proprio quello con cui ho intitolato questo articolo. L’idea, in queste righe, è di affrontare questi sintomi provando a dare per ciascuno di essi un consiglio e qualche utile indicazione. 


FEBBRE

La febbre è una delle più comuni manifestazioni che seguono all’insorgenza di uno stato infiammatorio, molto spesso indotto, nella stagione invernale, da agenti microbiologici quali virus e batteri. In risposta ad agenti o eventi infiammatori, l’organismo risponde con un rialzo termico, ciò che noi definiamo, appunto, FEBBRE.

Credo che un termometro sia presente da sempre nelle case di tutti quanti noi, dato che la verifica della eventuale presenza della febbre è qualcosa che ci accompagna fin dall'infanzia per tutta la durata della vita. Come detto, un rialzo della temperatura corporea, infatti, è una normale e fisiologica (e non sempre negativa) reazione da parte dell'organismo in risposta ad un agente esterno scatenante, sia esso fisico (per esempio la disidratazione e il surriscaldamento da eccessiva esposizione al sole e al calore) o microbiologico (virus o batteri). Nel primo caso non si tratta di una risposta positiva ma di una naturale conseguenza all'eccessivo e prolungato contatto con una fonte di calore; la verifica della febbre servirà a monitorare lo stato di salute e l'efficacia del pronto intervento con adeguata reidratazione e raffrescamento per riportare la temperatura entro limiti fisiologici, evitando il protrarsi di uno stato fisico non adeguato e potenzialmente, nel lungo periodo e a valori eccessivamente alti, molto pericoloso. Nel caso invece di esposizione ad agenti patogeni, il corpo umano risponde innalzando la propria temperatura con lo scopo di creare una sorta di difesa: la febbre, è noto ma credo sia utile ricordarlo, è una risposta utile e positiva….entro certo limiti, ovviamente, e non per periodi prolungati. In questo caso il termometro è essenziale per avere conferma della sensazione di malessere che l'individuo sta vivendo, e per orientare al meglio le possibili cure, che non devono necessariamente essere volte ad eliminare forzatamente la febbre e tenere bassa la temperatura corporea: entro opportuni limiti e riducendo al minimo il disagio e il malessere, lasciamo che l'organismo possa agire e reagire. Discorso diverso meritano i bambini, soprattutto quelli molto piccoli, nei quali possono verificarsi episodi di convulsioni febbrili, solitamente conseguenti a rialzi molto rapidi e violenti: in questi casi un monitoraggio più stretto ed attento è decisamente opportuno. Esistono come ben sappiamo diverse tipologie di termometri, dal tradizionale di vetro (non più contenente Mercurio bensì una lega metallica che ne mima il comportamento) fino ad arrivare ai Termoscanner che misurano la temperatura a distanza (senza contatto), passando per tutte le diverse tipologie digitali tra cui poter scegliere la più consona alle proprie esigenze. Oggi l'evoluzione della tecnica consente davvero soluzioni incredibili, anche se non sempre garanzia di affidabilità: unitamente alle due tipologie di cui sopra, ci sono i termometri digitali (più o meno rapidi), utilizzabili sotto l'ascella ma anche a livello rettale, i termometri auricolari, molto diffusi a livello ambulatoriale ospedaliero, fino ad arrivare a sensori da applicare sotto l'ascella collegati in Bluetooth con una applicazione dei cellulari, così da registrare l'andamento della temperatura ed allertare in caso di raggiungimento di valori non adeguati. Personalmente ritengo che la soluzione migliore sia quella tradizionale, con un controllo lento della temperatura rilevata per contatto, e nei bambini certamente per via rettale; sono però consapevole di quanto sia prezioso poter disporre di uno strumento che dia una risposta rapida, nel modo meno invasivo possibile, non solo per i bambini ma anche per gli adulti. Nel caso di un valore dubbio o dissonante rispetto alla sensazione percepita, resta il consiglio di far uso dello strumento più attendibile possibile e di una misurazione lenta e graduale, meno influenzata da fattori esterni o da una non perfetta modalità di rilevazione.

Laddove si ritenga necessario intervenire per abbassare la febbre, si può ricorrere quasi sempre al PARACETAMOLO, antipiretico di eccellenza, sostanzialmente ben tollerato, indicato in quasi tutti i casi e per quasi tutti i pazienti: essendo presente in commercio in diversi dosaggi e molteplici forme farmaceutiche (compresse, supposte, buste, sciroppo, tablets orodispersibili), il Paracetamolo è perfettamente adattabile ad ogni esigenza; giova ricordare che si tratta di un farmaco che all’azione antipiretica associa proprietà antidolorifiche (per inibizione della percezione a livello cerebrale dell’impulso di dolore partito dall’area del corpo interessata). In linea di principio, le due diverse azioni sono conseguenti a somministrazione di diversi dosaggi, inferiore per la febbre, superiore per il dolore: questo discorso vale soprattutto per gli adulti, per i quali resta indicato il dosaggio da 500mg come antipiretico, mentre il grammo pro/dose (Tachipirina 1000mg….per fare l’esempio più conosciuto) resta il dosaggio da destinare al trattamento dei dolori, soprattutto se cronici. Il vantaggio di un dosaggio più basso ma ugualmente efficace è la possibilità di somministrazioni ripetute ad intervalli più ravvicinati durante la giornata, così da mantenere la febbre a livelli sopportabili senza creare eccessivo disagio al malato. 

Un altro farmaco che nel corso degli ultimi anni ha iniziato ad essere sempre più utilizzato è l’IBUPROFENE, essenzialmente per i bambini, soprattutto per episodi febbrili legati a processi infiammatori quali per esempio otiti e tonsilliti; per lo più si fa uso dello sciroppo (commercializzato in due differenti concentrazioni, 100mg/ml e 200mg/5ml) , assai meno frequentemente delle supposte, il dosaggio (mg/dose) varia in ragione del peso, e la somministrazione può variare da due a tre volte al dì ma sempre a stomaco pieno.

Ultima considerazione: il ricorso alla somministrazione di antipiretici e la modalità di somministrazione dovrebbe essere sempre condivisa con il medico o il farmacista, valutando le condizioni del paziente.


RAFFREDDORE:

È un disturbo assolutamente comunissimo, diffusissimo, certamente poco pericoloso ma non per questo piacevole! Fortunatamente, a parte il disagio indotto da un naso insistentemente chiuso o gocciolante, è una manifestazione del tutto innocua, e nel giro di pochi giorni ci lascia e se ne va; ma allora, vale la pena far uso di prodotti farmaceutici formulati appositamente per questa problematica, o è sufficiente un minimo di riguardo, di riposo e soprattutto di pazienza e tutto se ne va da sé? Probabilmente in questo caso la risposta più opportuna è: “dipende”. 

Il raffreddore è causato da un virus facilmente trasmissibile e per questo fortemente contagioso: le goccioline, emesse durante la giornata da un individuo raffreddato semplicemente parlando o starnutendo o tossendo, si trasmettono con estrema facilità agli altri individui presenti nell’ambiente. Il virus contagia l’ospite penetrando le mucose delle vie aeree e nel giro di 24-48 ore inizia il ciclo di replicazione virale, scatenando le manifestazioni tipiche del raffreddore: naso chiuso, congestionato e gocciolante e un senso di intontimento e debolezza generalizzata. Quali possono essere i rimedi migliori?

Il vecchio rimedio dei nostri padri e nonni resta sempre valido: fumenti caldi con o senza essenze balsamiche (Timo, Pino, Eucalipto, per citare le più note e comuni). Al primo impatto i vapori caldi creano un aumento del disagio respiratorio, aumentando di fatto la sensazione di affanno; ci si sente ancor più accaldati e si ha la sensazione che l’affanno respiratorio sia addirittura peggiorato; in un secondo momento tuttavia si inizia ad avvertire un evidente sollievo che può durare qualche ora. I vapori balsamici, oltre ad alleviare i sintomi, aiutano inoltre a combattere l’infezione virale, dal momento che il  virus del raffreddore soffre il calore! 

Ai fumenti si possono associare altri rimedi che si possono classificare in due grandi categorie:

FARMACI AD USO TOPICO

Sono gli spray nasali, decongestionanti, quindi in grado di alleviare temporaneamente ma molto rapidamente la sensazione di ”naso chiuso”; ai vecchi vasocostrittori (Nafazolina, Tetrizolina, ecc..) presenti in commercio da molti anni, si sono affiancati dei preparati a base di Soluzioni saline Ipertoniche, ovvero con una concentrazione di sale di molto superiore a quella fisiologica (3% contro 0,9%);  i decongestionanti nasali di vecchia generazione non sono consentiti per un utilizzo eccessivamente frequente o prolungato e sono sconsigliati sia in età pediatrica sia per pazienti con problemi cronici di ipertensione arteriosa o cardiopatici; possono infatti creare a livello sistemico un peggioramento della condizione di pressione arteriosa, ma possono altresì indurre a livello locale una desensibilizzazione delle mucose e un effetto cosiddetto “rebound”, a causa del quale l’oppressione respiratoria peggiora invece che migliorare. Le soluzioni saline Ipertoniche sono invece del tutto innocue e possono essere utilizzate a partire dai bambini molto piccoli fino alle persone anziane senza generare gli effetti di cui sopra; sono nell’immediato meno efficaci rispetto ai farmaci precedenti, ma sono molto più utilizzabili. Agiscono secondo il principio biochimico dell’Osmosi a cavallo delle  muscose nasali. Senza entrare nel dettaglio del meccanismo di funzionamento, sottolineiamo semplicemente il fatto che sono totalmente sicure nel funzionamento e quindi utilizzabili a piacimento. A livello topico è sempre consigliabile eseguire un accurato lavaggio, con soluzioni saline Isotoniche (ossia con concentrazione di sale pari a quella fisiologica) delle vie respiratorie per rimuovere tutto quanto può essersi depositato sulle mucose.

FARMACI  PER USO SISTEMICO:

Compresse, compresse effervescenti, bustine, sciroppi; il mercato offre una gamma molto ampia di formulazioni, normalmente caratterizzate dall’associazione tra due o più principi attivi, volti a tamponare e lenire sia la sintomatologia respiratoria sia il malessere generalizzato; nel primo caso si tratta solitamente di Antistaminici (responsabili della sonnolenza spesso indotta da questi preparati) o di Vasocostrittori (quali per esempio Fenilefrina o Pseudoefedrina), deputati a combattere i sintomi strettamente connessi con il naso (chiuso o gocciolante), mentre nel secondo caso normalmente sono presenti Paracetamolo (in dosaggi anche inferiori rispetto a quelli abitualmente suggeriti per la febbre), Acido Acetilsalicilico o Ibuprofene (quest’ultimo in crescente aumento). Tra le formulazioni più diffuse di recente ricordiamo l’associazione tra Ibuprofene e Pseudoefedrina: tale farmaco risulta molto efficace per tamponare durante la giornata gli effetti del raffreddore senza pregiudicare le performance lavorative o di studio.


TOSSE

A seguito della richiesta di un rimedio per la TOSSE, la domanda che la clientela più si aspetta dal farmacista è probabilmente questa: è secca o grassa? Mi permetto di entrare nel dettaglio della questione esprimendo la mia opinione in merito. Innanzitutto la tosse è un riflesso dell’organismo in seguito a un fastidio o un disturbo o un qualsivoglia tipo di occlusione, sia essa parziale o totale; in quanto tale, non è necessariamente detto che tale riflesso debba essere eliminato o sedato….anzi…. Esistono certamente delle forme irritative, soprattutto a livello faringo-laringeo (quindi a carico della parte alta delle vie respiratorie), che esitano in una tosse stizzosa, molto secca e del tutto non produttiva (ovvero caratterizzata da assenza di catarro) che non ha nulla di positivo nel senso che non serve a liberare le vie respiratorie risultate in qualche modo intasate. In un caso come questo, a parer mio, il miglior approccio possibile prevede da un lato l’utilizzo di un sedativo e dall’altro quello di un antinfiammatorio, possibilmente per via inalatoria (di solito cortisonici nebulizzati, prescritti necessariamente dal medico) oppure per via orale (solitamente FANS ad uso sistemico). Questo è un caso che suggerisce decisamente di rivolgersi al medico di base, evitando non solo l’automedicazione ma anche di iniziare una terapia consigliata dal farmacista senza prima essersi fatti visitare. 

Soprattutto nel corso della stagione invernale, la maggior parte delle manifestazioni di tosse sono causate da accumuli di placche di catarro, ovvero lunghe catene di materiale mucopolisaccaridico che si depositano lungo le pareti delle basse vie respiratorie rendendo difficoltosa la normale respirazione. Tale aumento nella produzione di muco e catarro può essere conseguenza di un semplice raffreddamento ma anche di infezioni microbiche, virali o batteriche che siano. Quando queste lunghe catene si legano vicendevolmente in modo saldo e ramificato, si creano depositi difficilmente espettorabili (ovvero eliminabili attraverso la tosse e il movimento muco ciliare). In casi come questo si rende necessario intervenire con rimedi MUCOLITICI (ovvero in grado di rompere questi legami rendendo più fluido il muco, quindi più facilmente espettorabile con qualche colpo di tosse) o ESPETTORANTI (coadiuvanti dell’azione del movimento muco-ciliare e della tosse); l’uso eccessivo di sedativi e calmanti della tosse in questi casi potrebbe essere non solo non necessario ma addirittura controproducente. Tra i SEDATIVI DELLA TOSSE presenti in commercio esistono diverse sostanze, alcune delle quali con un profilo di rischio molto basso ed effetti collaterali tali da consentirne l’impiego anche in pediatria, mentre altre sostanze richiedono molta accortezza nell’impiego per evitare effetti indesiderati potenzialmente molto spiacevoli



GOLA

Gli approcci più comuni al trattamento dei disturbi a carico della gola sono l’utilizzo di caramelle medicate, di spray e di collutori. Indipendentemente dalla forma farmaceutica scelta da ciascun paziente in ragione soprattutto delle proprie abitudini e comodità, la prima cosa da fare è cercare di individuare il corretto approccio in termini di principio attivo, cioè di farmaco o rimedio fitoterapico ad azione farmacologica.

Il mal di gola si esprime tipicamente a diversi livelli, dal semplice fastidio o bruciore fino al dolore acuto e costante che compromette le attività lavorative, soprattutto se richiedono l’uso della parola (tutte le attività a contatto con la gente a qualsiasi livello), fino a rendere complessa anche la nutrizione; è chiaro che l’approccio terapeutico e la scelta di limitarsi a rimedi di libera vendita o da consiglio del farmacista oppure rivolgersi al proprio medico per una visita approfondita dipenderanno dall’intensità dei sintomi locali e dalla comparsa di altra sintomatologia correlata quale per esempio la febbre o la tosse (soprattutto a carico dei bambini o delle persone anziane): in questa sede ci limitiamo come sempre ad affrontare solo le casistiche di nostra pertinenza.

Il novero dei principi attivi (farmaci o sostanze fitoterapiche) è ormai piuttosto ben definito, e non ci sono grandi novità che si presentano a disposizione del paziente di anno in anno. Tendenzialmente le composizioni dei prodotti presenti in commercio sono molto simili fra di loro, non tanto e non solo da un punto di vista qualitativo quanto da un punto di vista di logica compositiva: 

  • Disinfettanti antisettici del cavo orale (Cetilpiridinio, Dequalinio, Alcool Benzilico e derivati, DiclorofenilCarbinolo), indicati per lievi disturbi, bruciori di grado moderato; in questa categoria si collocano anche i preparati fitoterapici a base a titolo esemplificativo di Propoli, Erisimo, Liquirizia, estratto di Semi di Pompelmo.

  • Antinfiammatori (FANS quali soprattutto Benzidamina, Flurbiprofene e Naprossene), indicati per dolori più marcati con moderata compromissione delle normali funzioni . Siamo già ad un livello più alto, probabilmente non molto distante dal ritrovarsi nella necessità di una visita medica: l’utilizzo di preparati che contengano un FANS consente non solo la remissione dei sintomi ma anche la regressione dello stato infiammatorio che di tali sintomi è la causa scatenante

  • Antibiotici locali (Tirotricina, GSE-Estratto di Semi di Pompelmo), eccellenti rimedi contro faringiti causate da infezioni di natura batterica di grado lieve o moderato; hanno tipicamente una più spiccata azione curativa del problema scatenante rispetto all’azione risolutiva dei sintomi, eventualmente affidata, se del caso, al contemporaneo utilizzo di rimedi analgesici più immediati.

Non resta che affrontare l’ultima questione: quale la miglior forma farmaceutica? In linea generale l’approccio migliore è quello con le caramelle orosolubili, dato il tempo di contatto più prolungato con la mucosa orale e la possibilità di fruirne in qualsiasi circostanza e ripetutamente nel corso della giornata, consentendo in tal modo ai principi attivi medicati di restare a contatto con la mucosa infiammata più a lungo. A questo si aggiunge la naturale protezione ed azione antinfiammatoria degli enzimi contenuti nella saliva, prodotta in misura maggiore in virtù semplicemente dell’atto di suzione della caramella stessa.

In seconda battuta,  ed eventualmente abbinabili alle caramelle medicate, si collocano gli spray, che hanno il limite della scarsa durata ma il grande vantaggio di poter esplicare un’azione mirata al punto dolente grazie all’erogatore e ad una concentrazione di principio attivo superiore rispetto alle altre forme farmaceutiche. Spesso si suggerisce un abbinamento tra spray e caramelle medicate al fine di esplicare una azione più completa sfruttando la sinergia tra i medicamenti in essi contenuti e i benefici strettamente connessi al modo con cui si usufruisce degli stessi.


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