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FARMACI: UN USO IMPROPRIO PUÒ ESSERE MOLTO DANNOSO!


Farmaci

Buongiorno dottore, mi hanno detto di prendere questo farmaco per….. Me lo può dare?” 

“Mi scusi, ma le è stato prescritto/consigliato da un medico o le è stato suggerito da qualcun altro?”

“No, guardi, non ho visto né sentito nessun medico, ma la mia amica (o cugina, sorella, parente, ecc… qualsiasi altra persona, non conta) mi ha detto che quando ha avuto gli stessi sintomi, ha preso questo farmaco ed ha funzionato, per cui io vorrei fare lo stesso”

Chi tra i farmacisti non ha mai vissuto una scena simile? A chi non è capitato di parlare di farmaci/medicine/sintomi/malanni durante una chiacchierata al bar, o tra parenti o tra amici? Non me ne voglia chi si è presentato in farmacia facendo una richiesta come quella che ho messo nel breve sketch iniziale, ma questo è proprio uno dei peggiori approcci in ambito terapeutico, una delle principali cause di abuso (inteso nella accezione di uso non opportuno e oltre le reali esigenze). I farmaci sono una risorsa preziosa, al di là delle discussioni sul fatto che possano fare male; certo che possono fare male, ovvio che possono creare degli effetti avversi poco piacevoli, d’altronde è assolutamente certo che, trattandosi di sostanze che esercitano una azione sul nostro organismo una volta somministrati, è del tutto prevedibile che ci possano essere delle conseguenze non piacevoli. Ed è esattamente per questa ragione che la loro assunzione dovrebbe sempre essere monitorata da un professionista, ovvero un medico e/o un farmacista. 

Per la paura di tali effetti avversi, peraltro, capita altrettanto spesso di fronteggiare il rovescio della medaglia: spesso, infatti, in farmacia ci sentiamo dire frasi tipo “Io sono contrario/a a prendere le medicine perché non si sa mai cosa possano fare!”…. beh, ma anche noi farmacisti non siamo per forza dei consumatori abituali e compulsivi del farmaco! Anzi! Spesso, a me personalmente, a frasi come quella qui sopra, capita di rispondere “Anche io sono contrario a prenderli….quando non servono!”. 

E allora dove sta la verità? Come spesso capita, la verità sta nel mezzo, ovvero nell’utilizzo del farmaco ponderato e valutato correttamente dal medico e dal farmacista; un uso improprio di un farmaco, sia perché assunto in dosi e tempi di somministrazione errati o eccessivi, sia perché non indicato per la condizione del paziente (perché i sintomi non lo richiedono o perché per quel particolare paziente non è indicato) può causare effetti avversi molto pesanti, soprattutto se assunto da individui già in terapia con altri farmaci; vedremo in seguito le principali criticità di un uso non opportuno.

USO/ABUSO E PRESCRIZIONE MEDICA

La questione del corretto utilizzo di un farmaco è ad oggi ancora uno dei nodi più critici dell’intero panorama-farmacia. Non è tanto e solo una questione di prescrizioni mediche, inteso nell’accezione di venire in possesso di una ricetta e poterla sventolare al farmacista che la richiede come condizione imprescindibile per poter vendere determinati farmaci!! Il problema della RICETTA è in realtà un argomento molto più spinoso, relativamente al quale le idee da parte dei clienti/pazienti non sono del tutto chiare. L'obbligo di presentazione della "la ricetta" è infatti strettamente legato all’argomento di questo articolo, ossia al rischio di "abuso" di un determinato farmaco da parte di un paziente. E’ essenziale sottolineare con forza un concetto: abuso non è solo uso eccessivo ma anche, se non soprattutto, uso improprio

Quando ci rifiutiamo di consegnare un farmaco a qualcuno cui l'ha consigliato un amico/un parente/un conoscente/la televisione/un giornale/internet/i social ecc…. non lo facciamo per puntiglio o per essere noiosi….lo facciamo per evitare al paziente conseguenze poco piacevoli: ricevere un rifiuto non è ovviamente bello ma non possiamo esimerci da questo genere di approccio. Pur consapevoli che avere accesso a visite, prestazioni o prescrizioni mediche può essere a volte molto difficoltoso e frustrante, si deve continuare a mantenere il rispetto della validità delle ricette mediche, soprattutto quelle ripetibili, quindi non appartenenti al novero delle prescrizioni in regime mutualistico, riferite a determinate categorie di farmaci (a titolo esemplificativo, gli ansiolitici e gli ipnotici) per le quali nel corso degli anni si sono introdotti dei limiti restrittivi per scongiurare il rischio di abuso. Pur comprendendo cosa possano vivere i pazienti,  siamo (e dobbiamo essere) consapevoli che non possiamo in alcun modo derogare dall'obbligo deontologico di richiedere la presentazione di prescrizioni valide, senza le quali si perde inevitabilmente la garanzia del rispetto della salute, della verifica di aderenza terapeutica e della salvaguardia del rischio di uso eccessivo o inopportuno.

COS’È UN FARMACO? IL CONCETTO DI AZIONE E REAZIONE

Facciamo un breve inciso. Cosa sono i farmaci? Sono sostanze in grado di determinare, una volta somministrate e assorbite nel circolo sanguigno, delle modificazioni a livello di determinati distretti-bersaglio dell'organismo con cui vengono in contatto. È persino inutile sottolineare che si parte dal presupposto che tali modificazioni siano auspicate, ovvero che siano il risultato della volontà di correggere un meccanismo non più correttamente funzionante o eliminare un disagio creatosi (dolore, sofferenza, infiammazione….per fare alcuni esempi). Fino a qui….nulla di nuovo ….credo siano tutte considerazioni abbastanza scontate, se ci si ferma a riflettere. Il problema nasce dal passo successivo, ovvero dalla considerazione che in natura tutto ciò che ha una AZIONE determina necessariamente una REAZIONE, che può certamente essere positiva e attesa, come dicevamo poc'anzi, ma può anche comportare disturbi ed effetti collaterali indesiderati. Nessuna sostanza di qualsivoglia genere, laddove sia in grado di esercitare un effetto sul nostro organismo, può essere definita del tutto innocua e priva di effetti avversi. Lo studio degli effetti di una "sostanza attiva" (quindi un farmaco) sull'organismo è la base della farmacologia. Cosa c’entra tutto questo con la ricetta medica? Perché alcuni farmaci possono essere venduti liberamente (i cosiddetti SOP-Senza Obbligo di Prescrizione e OTC-Farmaci da Banco) mentre per altri è invece necessaria la prescrizione del medico, alle volte persino in modo stringente e fortemente limitativo? La risposta è ovviamente legata alla valutazione dei potenziali effetti avversi, sia nell'immediato che nel lungo periodo, e delle possibili interazioni con altre terapie in atto: gli effetti avversi da interazione tra farmaci possono infatti essere molto pericolosi o possono vanificare la terapia intrapresa.

I RISCHI DI UN USO IMPROPRIO

Quali possono essere i principali rischi scaturiti da un uso improprio di un farmaco?

  • INTERAZIONI con terapie in atto: Se è chiaro che un farmaco esercita una azione che comporta una reazione, altrettanto chiaro deve essere che la contemporanea assunzione di due o più farmaci comporta necessariamente una interazione reciproca; tale interazione può essere positiva (e quindi si parla di azione sinergica di diversi farmaci, talora associati al fine di potenziare gli effetti dell’uno o dell’altro) o negativa (in questo caso si ha una riduzione nell’efficacia di un farmaco e quindi di una terapia)

  • RITARDO nell’intraprendere il percorso terapeutico più idoneo per diagnosi (o più precisamente Autodiagnosi) errata: è un problema piuttosto chiaro e non credo sia necessario spiegare in troppe parole cosa può comportare; è chiaro che tanto maggiore è la competenza di chi prova ad eseguire la diagnosi, tanto minore è il pericolo di avviarsi sulla strada sbagliata, assumendo farmaci che non andrebbero assunti. Ne consegue che una autodiagnosi, o una diagnosi fatta da gente non competente può creare danni notevoli.

  • MALATTIE IATROGENE: rappresenta una delle possibili spiacevoli conseguenze di una diagnosi non opportuna; è l’insieme dei sintomi e/o degli stati di malattia causati dall’assunzione di un farmaco; alcuni sono assolutamente noti, come ad esempio i rischi di sofferenza gastrica per prolungate terapie antinfiammatorie, quelli di una disbiosi intestinale in terapie antibiotiche, o quelli di diabete conseguente a terapie cortisoniche; altri sono invece meno noti e meno prevedibili, e proprio per questo potenzialmente più pericolosi, sia perché non attesi, sia perché non osservati con adeguata attenzione.

  • DIPENDENZA/TOLLERANZA: alcuni farmaci hanno un profilo farmacologico tale da poter generare un bisogno, tanto fisico quanto psichico, continuo nel paziente; l’individuo diventa dipendente dagli effetti benefici che tali farmaci producono, convincendosi di non poterne più fare a meno; peraltro la dipendenza che alcune sostanze possono generare non è solo una questione di suggestione, ma può andare decisamente oltre, creando fenomeni fisici. Il nostro organismo, infatti, è regolato da una miriade di processi, alcuni dei quali, quelli di autoregolazione (in modo tecnico si definiscono “meccanismi a feedback negativo”) volti a “risparmiare” risorse: perché sostenere processi metabolici, in sostanza, perché fare fatica se ciò di cui ho bisogno mi arriva da fuori? Perché, per esempio, produrre Endorfine (che sono “antidolorifici” fisiologici, cioè sostanze che il corpo produce per lenire le sensazioni di dolore) se gli antidolorifici giungono dall’esterno? Di esempi ne potremmo fare moltissimi, ma credo che il concetto sia chiaro. Alla dipendenza, si può poi sommare il fenomeno della TOLLERANZA: per una serie di meccanismi che si generano nell’organismo, un paziente per ottenere la stessa efficacia e la stessa risposta farmacologica, è costretto a ricorrere un costante innalzamento dei dosaggi di farmaco; all’elenco delle sostanze che possono generare questo fenomeno appartengono sicuramente quelle che agiscono sul sistema nervoso  centrale e la sfera psichica. 

  • RESISTENZA ANTIBIOTICA: argomento delicato e di estrema attualità. Se ne parla ormai sempre più spesso, e deve essere noto che l’uso/abuso degli antibiotici comporta il rischio di sviluppare la temuta “antibiotico-resistenza”. I malanni invernali (tosse, mal di gola, raffreddore, febbre) possono essere causati da una molteplicità di fattori, sia ambientali che microbiologici; inoltre, anche ammesso di individuare in questa seconda categoria la causa dei sintomi, non è detto che siano per forza dei batteri (e non magari dei virus) i responsabili dello stato di malattia! Solo in caso di infezioni batteriche, infatti, la somministrazione di un antibiotico può essere indicata, e anche in questo caso non tutti gli antibiotici sono ugualmente utilizzabili. Esistono infatti svariate famiglie di farmaci appartenenti alla grande categoria degli antibiotici, ciascuna delle quali con indicazioni più o meno specifiche verso diverse tipologie di infezione e diversi organi bersaglio: insomma non tutti gli antibiotici sono “per tutti” (inteso, i diversi pazienti) e non tutti gli antibiotici sono “per tutto” (inteso, i diversi malanni). 

Quali possono essere i rischi di una inopportuna terapia antibiotica? Il primo, il più semplice e intuitivo, è che semplicemente non sortisca alcun effetto benefico….in poche parole….i sintomi non passano e il paziente non guarisce! C’è però, soprattutto correlato ad un uso ripetuto nel tempo e spesso inopportuno degli antibiotici, un rischio molto maggiore: la cosiddetta antibiotico-resistenza! Senza entrare troppo nel dettaglio di un argomento non semplice ed assai delicato, possiamo dire che tanto maggiore è il consumo su larga scala di antibiotici usati in modo non del tutto corretto, tanto maggiore diventa il rischio che i batteri possano sviluppare la capacità di essere meno sensibili, o addirittura immuni, all’attacco di questi farmaci. Questo, chiaramente, comporta il rischio che le armi a nostra disposizione possano, nel tempo, non essere più in grado di combattere le infezioni batteriche, rendendoci tutti più vulnerabili.

Dunque la morale quale potrebbe essere? I farmaci? Si, grazie….ma nei modi, nei casi e nei tempi indicati da un professionista del settore. 



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